Pagina iniziale Giacomo Leopardi
L'Infinito
Constable
Studio di nuvole
Sempre caro mi fu quest’ermo
colle |
Ermo: solitario
Guardo: sguardo
Interinati: sconfinati
Mi fingo: immagino
Per poco non si spaura: quasi non prova sgomento
Mi sovvien: mi viene in mente
I versi sono piani, sono endecasillabi e liberi dai legami della strofa e della rima.
Enjambement:
Versi 2/3: da tanta parte/dell’ ultimo orizzonte Versi 4/5: interminati/spazi Versi 5/6: sovrumani/silenzi
Versi
9/10: quello/infinito
Versi 12/13: e la presente/e viva
Versi 13/14: tra questa/immensità
Connotazione e denotazione
Il testo ha un carattere prevalentemente prevalentemente connotativo. Un esempio di parola con un significato connotativo è SIEPE, che rappresenta il limite tra la realtà e l’immaginazione, ed è presente l’ utilizzo ricorrente degli aggettivi dimostrativi QUESTO e QUELLO: il primo indica il mondo esclusivamente reale ed il secondo il campo infinito dell’immaginazione. Un significato connotativo prevale anche negli ultimi due versi, in cui il mare viene paragonato all’irrealtà, luogo in cui il poeta si immerge col pensiero.
L'associazione delle immagini
Sono presenti anche alcune metafore:
il termine “voce”(decimo verso) simboleggia il soffio del vento, le “morte
stagioni” (dodicesimo verso) il tempo ormai trascorso, “la presente e viva,
e il suon di lei”(dodicesimo e tredicesimo verso) il tempo presente fatto di
azioni quotidiane. Importante anche il significato dell’espressione “e il
naufragar m’è dolce in questo mare”. L’idea del viaggio per mare,
dell’arrivo in porto, del naufragio è sempre stata associata alle vicende
della vita che si concludono nella pace della morte (Foscolo); il termine “
naufragare” allude alla condizione di chi si abbandona all’’ infinità
della natura, si “lascia andare” alla vita come il naufrago alle onde del
mare, anch’esso utilizzato spesso come simbolo della vita, si veda ad esempio Montale.
“sovrumani silenzi” (quinto verso) è un’ iperbole in quanto, mediante l’utilizzo dell’aggettivo “sovrumani”, si evidenzia la parola “silenzio”, un concetto già assoluto. “s’annega il pensier mio” è una personificazione.
Le figure di parola
In tutta la poesia è presente l’allitterazione
delle lettere “s” e “t”
Le consonanze sono due: “sedendo
e mirando” (v. 4) e “sovrumani/silenzi” (v. 5/6).
Nel sesto verso troviamo
un’onomatopea, “profondissima” che ricorda uno spazio vuoto e molto
silenzioso.
Commento
Leopardi, rinchiuso nel suo dolore, sale su un colle di Recanati e una siepe gli impedisce di guardare l’orizzonte; il poeta dunque immagina che al di là ci sia un mondo infinito. Il soffio del vento, che simboleggia il trascorrere del tempo, lo riporta per un attimo alla triste realtà, ma preferisce immergersi nuovamente nella dolcezza dei suoi pensieri, nei quali si sente cullato. Per un attimo immagina una realtà meravigliosa che lo attende oltre la siepe e, cosa assai rara nella poesia di Leopardi, si sente in sintonia con la natura e l’universo. La siepe dunque non costituisce un ostacolo, ma un incentivo per la fantasia, diversamente da quanto accade per la “muraglia” di Montale e la breve permanenza sull’ ermo colle rappresenta un momento di tregua tra le avversità della vita.