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IL PAESAGGIO

Gli autori descritti in questa pagina sono: 

Foscolo - Leopardi - Carducci - Pascoli - Gozzano - Ungaretti - Saba - Montale - Quasimodo

  

Foscolo

In morte del fratello
Giovanni

In questa poesia il poeta racconta la morte del fratello Giovanni, suicidatosi appena ventenne. La descrizione del paesaggio è riferita all’isola in cui è nato, Zante, sacra nella sua memoria come il ricordo dei familiari, vivi e morti.  Il poeta esprime la sua tristezza  di dover condurre una vita precaria, tra persone straniere.

Alla sera

La descrizione del paesaggio è fondamentale perché per Foscolo la sera è momento di liberazione da tutti i problemi della giornata, e così è la morte, considerata libertà dalle angosce della vita. Di sera la luce si attenua e i colori del cielo si accendono, per poi lasciar posto al buio; così anche la morte è descritta come un momento in cui il tormento lascia progressivamente posto alla pace.

A Zacinto

Zacinto, era un’isola nella Grecia, dove il poeta ha trascorso l’infanzia,  la parte significativa della  vita. Il paesaggio mediterraneo, splendente nel sole estivo; la vegetazione che si rispecchia nelle acque, l’immagine di Venere, dea della bellezza che feconda l’isola col suo sorriso rendono l’idea di una terra felice in un’epoca felice, ora trascorsa definitivamente per il poeta, costretto ad abitare nella fredda Inghilterra, lontano da ogni affetto. Si contrappone dunque un passato di gioia (l’epoca classica, la fanciullezza) allo squallore del presente (l’esilio, lo squallore dei paesaggi industriali). 

Leopardi

A Silvia

I riferimenti paesaggistici non sono molti, ma fondamentali. In primo piano il paese di Recanti, con le sue strade sterrate e gli orti, in lontananza la montagna e il mare nello splendore di una giornata di primavera. La bellezza del paesaggio è in sintonia con lo stato d’animo dei due protagonisti; Leopardi è inoltre felice di sentire il canto della ragazza, che sogna un avvenire tranquillo mentre tesse la tela. Dopo la sua morte, anche le speranze di gloria dell’autore  si inaridiscono proprio come un terreno erboso al sopraggiungere dell’inverno. Da questo momento in avanti, i riferimenti paesaggistici spariscono, lasciano il posto alla fredda immagine della tomba disadorna, sulla quale nessuno si reca più a pregare; si passa dunque dall’immagine piacevole della primavera alla sensazione di gelo del tardo autunno.

L’infinito

La parte fondamentale in questa poesia è appunto la descrizione del paesaggio: il colle solitario dal quale non si può vedere il panorama perché la vista è coperta da una siepe e l’azzurro del cielo.  Leopardi inizia a fantasticare immaginando al di là di quell’ostacolo un mondo magnifico, che in realtà non esiste; gli elementi paesaggistici sono solo tre; ad essi si aggiunge il suono del vento tra le piante. Nella parte finale essi contribuiscono tutti a creare la percezione dell’Infinito, e la profonda sensazione di pace del poeta.

Carducci

S. Martino

Il poeta oppone alla sensazione di tristezza provocata dalla visione della nebbia, degli irti colli, dal rumore del vento che fa infrangere il mare contro gli scogli, la percezione rassicurante che la vita continua, che l’uomo si oppone alle avversità del clima con le sue attività che producono sostentamento. Il cibo e il vino hanno dunque una funzione rassicurante: anche la malinconia e l’asprezza dell’autunno, se non manca il sostentamento, non fanno più paura

Pianto antico

Il poeta vede fiorire l’albero dei melograni nel giardino di casa sua e paragona suo figlio al caratteristico fiore rosso. L’autore sa che il suo amore, per quanto grande, non può ridare la vita al bambino, suo figlio, come il sole, in primavera ridona la vita alle piante che in autunno sembrano morte. Il paesaggio quasi estivo manifesta il contrasto tra lo stato d’animo del poeta,  distrutto dalla sofferenza, e la bellezza della natura che sta per raggiungere il massimo splendore.

Pascoli

La mia sera

La descrizione dell’ambiente esterno apre ancora una volta la poesia: il giorno è stato sconvolto ad un violento temporale, ma ora la sera riporta la pace nella natura: l’autore descrive il cielo sereno, i suoi colori, il canto delle rane, i voli delle rondini. Anche la sua vita è stata segnata, in passato, da tempestose vicende e da gravi sventure, ma ora che volge al termine si concede finalmente la pace sempre desiderata. Infatti nella sera della sua vita, il poeta torna con la memoria all’infanzia, l’unico tempo trascorso senza tormenti: il suono delle campane gli ricorda la dolcezza della madre e la sua voce che lo cullava.
X agosto Questa poesia è dedicata alla morte del padre, ucciso in circostanze misteriose, mentre faceva ritorno a casa proprio la notte di S. Lorenzo, caratterizzata dal fenomeno naturale delle stelle cadenti. La caduta delle stelle rappresenta il pianto dell’universo sul male di questo mondo; il paesaggio si allarga fino a comprendere l’intero pianeta,  oscuro, perso nell’oscurità del cosmo col suo carico di dolore.

Lavandare

Nella prima parte della poesia, il Pascoli descrive un aratro abbandonato in un campo nebbioso, arato solo per metà. Mentre osserva questo paesaggio, il poeta sente da lontano le cantilene malinconiche delle lavandaie che parlano di una donna abbandonata da un uomo che ancora non ritorna. Non si tratta dunque del canto di gioia di una ragazza, come in “A Silvia”, né di una giornata di sole, ma di un paesaggio che richiama al poeta la sua personale sensazione di solitudine e di abbandono.

Novembre

Il poeta descrive una serena giornata di novembre, così soleggiata da sembrare primaverile, ma ad uno sguardo più attento si rivelano tutti i segni dell’autunno: piante secche, assenza di uccelli, terreno gelato. Tutto questo e l’agghiacciante silenzio ricorda al Pascoli il suo triste passato e soprattutto l’inattesa morte del padre proprio perché nei primi giorni di novembre si ricordano i morti. Il paesaggio offre in apertura un’ingannevole sensazione di piacere, poi si è costretti a tornare alla realtà del tardo autunno in cui il gelo e gli alberi spogli evocano la presenza della morte che incombe.

Gozzano

La signorina Felicita

Nella prima strofa l’autore, al calare della sera ricorda Ivrea e l’antico giardino della signorina Felicita e in lui nasce un sentimento di tristezza. Ripensa ai bei giorni d’autunno a Vill’Amarena dove si diffondeva il profumo tetro degli orti. Il paesaggio autunnale, il Canavese: le torri d’Ivrea, i colli di Montalto, la Serra gli facevano desiderare la pace con se stesso e con gli altri. I rintocchi delle campane e l’apparire delle stelle davano al poeta, che si trovava così bene in quel luogo e in quella compagnia, un sentimento di malinconia e nostalgia. Queste sensazioni sono rese ancora più intense dalla consapevolezza che la “vita che gli avanza” è assai breve

Ungaretti

Veglia

 Il poeta è stato per una notte intera, buttato come un oggetto inutile nella trincea al fianco del un cadavere di un corpo massacrato. Il plenilunio, la notte serena non sono più i suggestivi elementi della poesia romantica; vengono usati in modo nuovo e brutalmente diverso: la luce illumina impietosamente i particolari agghiaccianti di quel cadavere irrigidito e non solo non ci suggerisce più  illusioni d’amore, ma  ci mette di fronte alla triste realtà della guerra. La fredda luce della luna rappresenta la luce della ragione che prende atto della nostra infelicità, non è come quella del sole che dà la vita.

Saba

La capra

La descrizione del paesaggio, in questa poesia, coincide con quella di un prato di periferia dove  una capra legata belava. Alla condizione di questo animale, solo e privato della libertà,  Saba vuole paragonare la sua vita e il travaglio che ogni essere vivente prova nell’Universo.  

Quando nacqui

Il paesaggio cittadino, in particolare quello di Trieste, ricorre frequentemente nelle poesia di Saba. Egli ricorda la sua città piena di verde quando era piccolo,  quando era verde anche la sua età, prima cioè di accorgersi di quanto fosse triste la sua condizione di bambino ebreo e abbandonato dal padre.

Montale

Meriggiare

In questa poesia il poeta trascorre una parte di tempo nel suo orto in un caldo mezzogiorno estivo. con movimenti vivaci e allegri. Si inizia quindi con la descrizione del mezzogiorno in Liguria: il terreno è arido,  la vegetazione secca, la luce abbagliante e si intravede da lontano il palpitare delle onde, nascosto tra le fronde degli alberi. Il sole non è più fonte di vita, ma di aridità; allo stesso modo la ragione illumina l’aridità della condizione umana. Non riusciremo infatti a superare la muraglia che ci nasconde il senso della nostra esistenza e la capacità di essere felici.

Quasimodo

Alle fronde dei salici

In questa poesia l’autore narra la tragica occupazione nazista in Italia, facendo ricorso ad immagini delle città in cui le impiccagioni e gli atti di brutalità avvengono ogni giorno.La prima parte è tratta da un salmo e rivela le brutali condizioni degli Ebrei deportati a Babilonia (587 a.C.).Infatti richiama l’immagine dei fiumi, fonti di vita,  dove,questo popolo si sedeva piangendo al ricordo delle proprie terre. La frase:“le cetre che oscillano al vento appese ai rami di salici” evoca un senso di inutilità di questa poesia nel tempo di guerra.

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