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Alle fronde dei salici
Goya
Le fucilazioni
E come potevamo noi cantare, con il piede straniero sopra il cuore, con il piede straniero sopra il cuore, sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero della madre che andava in contro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per
voto, |
PAROLE
DIFFICILI
cetre:
strumenti musicali a corde degli antichi aedi,
simbolo della poesia. L’immagine delle cetre appese ai rami significa che non
è possibile la poesia senza libertà.
La
poesia è formata da una sola strofa di dieci versi piani.
Nel
testo troviamo i versi endecasillabi sciolti e senza
rime.
Sono
presenti due enjambement, tra i versi 4\5 e 6/7
FIGURE
DI SUONO
Non si rilevano esempi significativi
DENOTAZIONE
E CONNOTAZIONE
Nel
testo prevale l’uso connotativo dei termini perché le immagini richiamate non
intendono solo descrivere una situazione, ma soprattutto comunicare la
sofferenza del popolo italiano oppresso e indurre il lettore a condannare la
crudeltà dei nazifascisti.
Attraverso
una serie di metafore, è espresso il messaggio che i morti sono vittime
immolate per un rito di espiazione della violenza umana.
METAFORA |
SIGNIFICATO |
Con il piede straniero |
Il poeta vuole esprimere
l’oppressione dei nazisti sugli Italiani |
Sopra il cuore |
La metafora ci comunica la sofferenza
del popolo italiano |
Morti abbandonati |
Questo è il segno di disprezzo verso
l’uomo. |
Sull’erba dura di ghiaccio |
La metafora ci descrive come era il
luogo dove venivano lasciati i cadaveri. |
Urlo nero della madre |
La metafora è rafforzata dalla
sinestesia, che fonde la sensazione uditiva con quella visiva, accentua il
dramma dell’urlo disumano della madre. |
Figlio / crocifisso |
Persona amata \ sofferenza di Cristo (=degli innocenti) |
Sul
palo del telegrafo |
Oggetti comuni usati come strumento
di tortura La guerra distorce anche gli aspetti
più semplici e quotidiani della vita |
L’espressione “urlo nero” è una
sinestesia, che fonde la sensazione uditiva con quella visiva,
accentua il dramma della madre accostando il suono e il colore della
disperazione.
L’autore
narra la tragica occupazione nazista dell’Italia, dal 1943 al 1945, costellata
da brutali rappresaglie, oppressiva fino a distruggere le ragioni più profonde
dell’esistenza. Le SS, (Schutz Staffeln, squadre di sicurezza naziste) avevano
proibito la sepoltura dei corpi delle persone da loro uccise
e le lasciavano sulle piazze affinché fossero di un esempio per la
popolazione. Queste immagini di morte, tragiche e crudeli, suscitavano
indignazione e sgomento, e il poeta le rievoca per suscitare gli stessi
sentimenti nei suoi lettori. Il lamento dei bambini è simile al belato
dell’agnello; l’immagine -con il suo tono biblico- anticipa quella della
vittima innocente il giovane partigiano (crocifisso ) sul palo del telegrafo. La
parte iniziale della poesia è tratta dal Salmo CXXXVI e si riferisce alla
condizione degli Ebrei deportati a Babilonia (587 a. C.) che si rifiutavano di
cantare lodi a Dio in terra straniera. Il richiamo alla deportazione degli Ebrei
nei campi di sterminio è immediato.
“Sui
fiumi di Babilonia,\ là sedevano piangendo
\ al ricordo di
Sion. \ Ai salici di questa terra
\
Appendemmo le nostre cetre. \
Là ci chiedevano parole di canto \
coloro che ci avevano deportato, \
canzoni di gioia i nostri oppressori: \
“Cantateci i canti di Sion!” \
Come cantare i canti del Signore \
In terra straniera? […]”
Il
silenzio dei poeti non è da considerarsi un’assenza, ma un muto rispetto
davanti a tanto orrore e crudeltà; le cetre, che oscillano al vento appese
ai rami dei salici, evocano il senso di inutilità della poesia
nella ora della guerra.
Picasso
Guernica