Giornata Bianca

Se ogni giorno avesse un colore dominante… Come del resto già ce l’hanno le diverse ore dello stesso giorno: le albe rosate come i tramonti rosseggianti, i mezzogiorni infiammati come le notti blu-che-va-al-nero, con quelle meravigliose montagne azzurre di neve baciata dalla luna. Ogni giorno un colore, sette quelli della settimana, sette questi dell’arcobaleno.

Non è così ed è un bene: niente noia e ripetizione, infinite sfumature tra un colore e l’altro – le cinquanta di grigio sono ancora niente – come gli accidenti tra le note, possibilità quasi illimitate di armonie e disarmonie. E di pause. E di corone sulla testa delle note.

Così è la giornata bianca. Che a scuola suona tutti sulle piste, o a casa a dormire (perché bianche possono essere anche le notti), in ogni caso vuote le classi. Pausa, appunto. E se ve la fanno prendere quando già la scuola è in pausa la faccenda puzza…

Così è stata la giornata di oggi, 11 febbraio. Giorno di neve che per un attimo copre i colori rutilanti del carnevale.

Bianca come la resistenza di chi insegna a lottare con le armi della nonviolenza, della disobbedienza di fronte ai poteri ingiusti o semplicemente troppo forti, e alle loro leggi, e alle parole tonanti dei loro uomini. Era l’11 febbraio di quarantotto anni fa quando don Milani scriveva ai cappellani militari che l’obbedienza non è più una virtù, e la vera guerra è tra ricchi e poveri e non tra italiani e stranieri; sciopero e voto le armi, non quelle troppo spesso da uomini di dio benedette, macchine di morte con cui cittadini di patrie diverse siano costretti a squartarsi generando orfani e vedove.

Bianca è il piccolo fiocco di neve nata a mezzogiorno di oggi: leggera perché la terra la possa accogliere con niente più di un fremito; e ascoltare il suo, primo, di fremito che già contiene tutta una vita.

Bianca è la figura che ha dominato la scena delle cronache di oggi: quel papa canuto che finalmente, dopo otto anni di ordinario governo, ha tenuto fede all’impegno assunto al momento della sua elezione, di rinnovare il modo di intendere il ministero petrino. E così ha fatto: dimettendosi non con la pompa magna dei congedi di uomini illustri – sfuggendo così anche a quella specie di rituale romuleo che sono i funerali del papa regnante – ma comunicandolo in latino al concistoro dei cardinali che, vuoi la lingua vuoi l’età, probabilmente nemmeno hanno colto tutti subito che cosa accadesse; lontano dai riflettori, senza immagini che rimbalzino di qua e di là per il mondo come accadeva per le apparizioni nelle adunate oceaniche; indicando la fine in un’ora di un giorno qualunque, l’ora di cena di un giorno di fine mese, non l’inizio di un tempo liturgico o la scadenza di qualche eone; e un piccolo posto dalle sue parti in cui ritirarsi, non tanto lontano da potersi ritagliare ancora una qualche fetta di potere, come i vecchietti terminano i loro giorni nella casa di riposo del proprio paese.

Bianco e tutto da scrivere è il ripensamento (finalmente) di una figura, quella del papa, che con l’età moderna è stato sempre più sacralizzato (e mediatizzato, che è il modo contemporaneo di consacrare cose e persone); di una figura che fino a quattro papi fa nemmeno poteva uscire da Roma e prendersi un treno, tanto era separato dal mondo profano, che fino a due papi fa nemmeno poteva subire un’autopsia, tanto intoccabile la sua salma, che fino allo scorso papa nemmeno poteva curarsi in ospedale, tanto inviolabile il suo corpo. Ora può ritirarsi e continuare ad esistere; desacralizzarsi e così facendo desacralizzare anche il prossimo, e quelli futuri…

Certamente ci sarebbero altre considerazioni da fare: sul valore politico della scelta anche rispetto ai contrasti in seno al Vaticano, che le trombe di regime sempre intonate in maggiore non permettono di far debitamente affiorare; sulle modalità di scelta del papa in una struttura quale la chiesa; sugli ulteriori passi da fare nel modo di conciliare il ministero di Pietro e la sensibilità delle diverse espressioni del mondo cattolico, di tutti i cristiani, del mondo intero. Considerazioni che andavano già fatte ieri; e che sarà necessario svolgere domani.

Ma oggi non si può che ringraziare per tutto il bianco che, con la neve, è sceso dal cielo.

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.