Rassegna stampa

In questa pagina vengono pubblicati recenti e interessanti articoli tratti da riviste scientifiche o altro e che trattano argomenti astronomici.

QUANDO IL GIORNO TERRESTRE DURAVA MENO DI 24 ORE

Poco meno di due miliardi di anni fa un giorno terrestre durava 17 ore e la Luna era più vicina di adesso, con una distanza media dalla Terra di 322.000 kilometri (ora dista circa 384.000 chilometri).

A produrre questi dati , pubblicati sui “Proceedings of the National Accadedemy of Sciences”, è stato un gruppo guidato da Margriet Lantink, dell’Università di Utrecht nei Paesi Bassi, che ha studiato alcune rocce sedimentarie dell’Australia occidentale. In particolare, Lantink e colleghi hanno analizzato le cosiddette formazioni ferrose a bande, caratterizzate dall’alternarsi regolare di strati ricchi di ferro con strati ricchi di argilla.

L’analisi di Lantink e colleghi ha permesso di ricostruire i cosiddetti “cicli di Milancovic”, dal nome dell’ingegnere e climatologo serbo Milutin Milancovic, ovvero le variazioni periodiche astronomiche dei moti della Terra, come quelle dell’eccentricità orbitale, dell’inclinazione assiale e dell’orientamento dell’orbita (precessione) che hanno la capacità di produrre cambiamenti climatici con periodicità comprese fra 11.000 e 100.000 anni (a scanso di equivoci, il cambiamento climatico attuale è molto più rapido e non di origine astronomica). La ricerca estende il più antico dato affidabile per la storia della rcessione lunare di oltre un miliardo di anni.

Emiliano Ricci, da Le Scienze n°652 – dicembre 2022

Serpent in the sky captured with ESO telescope

4 January 2023

This image is dotted with countless stars that appear as shiny white dots of varying size and brightness against the black background of space. In the centre of the image, there are more stars immersed in a violet cloud. Surrounding this is the Serpens nebula, which in this image appears as a faint, dark orange glow. Several stars are still visible through the cloud though.

A myriad of stars is revealed behind the faint orange glow of the Sh2-54 nebula in this new infrared image. Located in the constellation Serpens, this stunning stellar nursery has been captured in all its intricate detail using the Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy (VISTA) based at ESO’s Paranal Observatory in Chile.

When the ancients looked up at the night sky they saw random patterns in the stars. The Greeks, for instance, named one of these “constellations” Serpens, because of its resemblance to a snake. What they wouldn’t have been able to see is that at the tail end of this constellation there is a wealth of stunning astronomical objects. These include the Eagle, the Omega and the Sh2-54 nebulae; the last of these is revealed, in a new light, in this spectacular infrared image.

Nebulae are vast clouds of gas and dust from which stars are born. Telescopes have allowed astronomers to identify and analyse these rather faint objects in exquisite detail. The nebula shown here, located about 6000 light-years away, is officially called Sh2-54; the “Sh” refers to the US astronomer Stewart Sharpless, who catalogued more than 300 nebulae in the 1950s.

As the technology used to explore the Universe progresses, so too does our understanding of these stellar nurseries. One of these advances is the ability to look beyond the light that can be detected by our eyes, such as infrared light. Just as the snake, the namesake of this nebula, evolved the ability to sense infrared light to better understand its environment, so too have we developed infrared instruments to learn more about the Universe. 

Whilst visible light is easily absorbed by clouds of dust in nebulae, infrared light can pass through the thick layers of dust almost unimpeded. The image here therefore reveals a wealth of stars hidden behind the veils of dust. This is particularly useful as it allows scientists to study what happens in stellar nurseries in much greater detail, and thus learn more about how stars form.

This image was captured in infrared light using the sensitive 67-million-pixel camera on ESO’s VISTA telescope at Paranal Observatory in Chile. It was taken as part of the VVVX survey — the VISTA Variables in the Via Láctea eXtended survey. This is a multi-year project that has repeatedly observed a large portion of the Milky Way at infrared wavelengths, providing key data to understand stellar evolution.

The release, images and videos are available on:
https://www.eso.org/public/news/eso2301/

Kind regards,
The ESO Department of Communication

Cosa significa una congiunzione con la Luna?

In astronomia, una congiunzione è un evento apparente che si verifica quando due o più oggetti spaziali sono visibili molto vicini l’uno all’altro. In generale, le congiunzioni avvengono tra la Luna e i pianeti (Venere, Mercurio, Marte, Giove o Saturno).

Ovviamente, i pianeti non si avvicinano alla Luna nello spazio: causerebbero infatti un impatto significativo sul sistema solare. Gli oggetti spaziali sembrano essere vicini nel cielo solo per gli osservatori dalla Terra

Nel gennaio e febbraio 2023, la Luna incontrerà Marte, Saturno, Venere e Giove nel cielo. Ecco un calendario per scoprire quale pianeta è più vicino alla Luna in questo momento.

Congiunzioni di gennaio

Congiunzioni di febbraio

Foto del 3 gennaio:

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LA COMETA DI NEANDERTHAL STA PER TORNARE DOPO 50.000 ANNI

Sta per tornare nei nostri cieli la cometa C/2022 E3 (ZTF), un passaggio che non avveniva da 50 mila anni, quando la Terra era abitata dai nostri antenati Neanderthal. Lo spettacolo, tempo permettendo, potrebbe essere ammirato anche a occhio nudo (ma sicuramente con un buon binocolo).

Come spiega l’UAI, C/2022 E3 (ZTF) è una cometa di lungo periodo (dal calcolo di questo parametro sappiamo che ha “salutato” la Terra quando questa era abitata dai nostri antenati), scoperta dalla survey Zwicky Transient Facility il 2 marzo 2022. Al momento della scoperta, la cometa aveva una magnitudine apparente di 17,3 e si trovava a circa 4,3 UA (640 milioni di km) dal Sole.

C/2022 E3 (ZTF) raggiungerà il perielio, ovvero il punto dell’orbita più vicino al Sole, il prossimo 12 gennaio a una distanza di 1,11 UA (166 milioni di km), e il massimo avvicinamento alla Terra l’1° febbraio a 0,28 UA (42 milioni di km).

Dal 17 gennaio al 5 febbraio la declinazione sarà talmente elevata che la cometa diventerà circumpolare, pertanto sarà visibile in cielo durante tutta la notte.

Gli esperti precisano che a partire dal prossimo 24 gennaio l’oggetto potrebbe essere visibile a occhio nudo, in quanto con le comete il condizionale è d’obbligo, ma non hanno dubbi: con un buon binocolo lo sarà di certo.

la cometa di neanderthal foto twitter di komet123jager 3bmeteo 140794

C/2022 E3 (ZTF) 2022 jan 4. 5.00 UT LRGB 40min 11″ RASA QHY600 Michael Jäger

Tragitto cometa
Il cammino nel cielo della cometa C/2022 E3 (ZTF) raffigurato con il software Guide con indicate le posizioni ad intervalli di cinque giorni a partire dalla mezzanotte del 10 gennaio e fino al 19 febbraio.

Le foto più belle del 2022 del James Webb Space Telescope. La meraviglia dello Spazio.

Lanciato a Natale di un anno fa (2021) dopo trent’anni di progettazione, il James Webb Space Telescope ci ha mostrato immagini dell’Universo mai viste prima. Ecco una selezione di immagini che ci mostrano la meraviglia dell’esplorazione spazialele grazie alle gesta del telescopio più avanzato mai costruito dall’uomo.

JWST Nebulosa Tarantola
JWST Nebulosa Tarantola

30Doradus, conosciuta ai più come nebulosa tarantola  si trova a 161.000 anni luce di distanza da noi, nella Grande Nube di Magellano. E’ la regione di formazione stellare più grande e luminosa del Gruppo Locale, di cui è parte la nostra Via Lattea. Ospita le stelle più calde e massicce conosciute. Grazie alla NirCam per la prima volta è stato possibile osservare cosa accade all’interno delle nubi di polveri e di gas che formano la Nebulosa. La regione assomiglia in tutto e per tutto alla casa di una tarantola.

Hubble vs. JWST Galassia fantasma
Hubble vs. JWST Galassia fantasma

La galassia fantasma. Si trova nella costellazione dei Pesci ed è posizionata quasi di fronte alla Terra, da cui dista circa 32 milioni di anni luce. Il telescopio spaziale ha osservato la galassia a spirale M74, conosciuta anche come galassia fantasma, con il suo strumento Mid-InfraRed (MIRI). M74 è una particolare classe di galassie a spirale nota come spirale a grande disegno. Infatti, i suoi bracci a spirale sono prominenti e ben definiti, a differenza della struttura disordinata e irregolare che si osserva in altre galassie a spirale. La visione di Webb mette in evidenza le masse di gas e polvere all’interno dei bracci della galassia e il denso ammasso di stelle nel suo nucleo.

Le tre versioni mostrano la differenza tra le riprese già eccezionali ottenute con il telescopio Hubble e quelle attuali del JWST.

JWST Giove
JWST Giove

Grazie ai tre filtri a infrarossi della Near-Infrared abbiamo questa immagine ottenuta dall’appassionata di astronomia Judy Schmidt, che ha messo insieme vari scatti. Si vedono ai poli le aurore che raggiungono alte quote nell’atmosfera del pianeta. È inoltre ben visibile la Grande Macchia Rossa, che appare bianca all’infrarosso perché riflette grandi quantità di luce solare. A maggiore distanza si possono osservare Adrastea e Amalthea, due piccole lune gioviane.

JWST Universo profondo
JWST Universo profondo

Il primo campo profondo di Webb.
È la prima immagine, pubblicata in anteprima, ottenuta con gli strumenti Miri e NirCam. Si tratta dell’ammasso Smacs 0723. Grazie al suo intenso campo gravitazionale, agisce come una lente che distorce e amplifica le immagini delle galassie retrostanti.

JWST Carena
JWST Carena

Nebulosa della Carena
Le nebulose sono dei veri e propri vivai stellari. La Nebulosa della Carena, che si trova nella nostra galassia a circa 7600 anni luce, è una delle più grandi e luminose del cielo. Ogni punto luminoso nell’immagine è una stella.

Comunicato Stampa

10 Gennaio 2024

Trovato l’anello mancante: le supernove danno origine a buchi neri o stelle di neutroni

eso2401a
eso2401a

Alcuni astronomi hanno scoperto un legame diretto tra la morte esplosiva delle stelle massicce e la formazione degli oggetti più compatti ed enigmatici dell’Universo: i buchi neri e le stelle di neutroni. Con l’aiuto del VLT (Very Large Telescope) e dell’NTT (New Technology Telescope) dell’ESO (Osservatorio Europeo Australe), due gruppi di ricerca hanno potuto osservare le conseguenze dell’esplosione di supernova in una galassia del nostro vicinato, trovando testimonianze del misterioso oggetto compatto lasciato dall’evento.

Quando le stelle massicce arrivano alla fine della propria vita, collassano sotto la loro stessa gravità così rapidamente che ne consegue una violenta esplosione, nota come supernova. Gli astronomi ritengono che, terminata l’agitazione conseguente all’esplosione, ciò che resta è il nucleo ultradenso, o resto compatto, della stella. A seconda della massa della stella, il resto compatto sarà una stella di neutroni – un oggetto così denso che un cucchiaino del suo materiale peserebbe circa un trilione di chilogrammi, qui sulla Terra – o un buco nero – un oggetto da cui nulla, neppure la luce, può sfuggire.